Quante volte ci sarà capitato di valutare pazienti che riescono ad esprimere minuziosamente sensazioni molto fini del proprio malessere e del proprio corpo, con una percezione tale da saper, per esempio, indicare alla valutazione posturale una spalla più alta o un maggior carico podalico, anticipando il risultato dell’esaminatore; oppure seguire atleti che riescono a memorizzare schemi motori nuovi nel giro di pochi secondi o imitare gesti atletici complessi dei grandi fuoriclasse.
Cosa distingue questi soggetti da quelli che non riescono a trasmettere nessuna sensazione del proprio corpo o che si impacciano nell’ imitare una semplice smorfia? Saranno meno intelligenti?
Abbiamo sempre pensato all’ intelligenza come una capacità mentale dell’essere umano unica e indissociabile, un fattore unitario misurabile tramite un semplice test come il “quoziente d’intelligenza”.
Fu negli anni ’80 che, per la prima volta, Howard Gardner, un professore di pedagogia e psicologia dell’Università di Harvard, iniziò a parlare di “intelligenze multiple”.
Attraverso lo studio di pazienti con danni cerebrali e geni in qualche particolare area, riuscì a catalogare dieci formae-mentis distinte e precise, come l’intelligenza linguisticoverbale, l’intelligenza logico-matematica, l’intelligenza musicale, l’intelligenza interpersonale, ecc.
Secondo lo psicologo, ogni persona sarebbe quindi dotata di almeno dieci intelligenze ovvero, è intelligente in almeno dieci modi diversi.
Ciò significa che alcuni di noi possiedono livelli molto alti in tutte o quasi tutte le intelligenze, mentre altri hanno sviluppato in modo più evidente solo alcune di esse.
Né può essere un esempio il calciatore Francesco Totti, famoso per le sue grandi qualità atletiche e per le pubblicità in cui si fa ironia sulle sue scarse capacità verbali.
Si potrà dire quindi che nella sua vita, la passione per lo sport, oltre ovviamente ad una componente genetica che l’abbia predisposto/favorito, abbia sviluppato molto di più l’intelligenza corporeo-cinestetica che quella linguistico-verbale.
L’intelligenza corporeo-cinestetica è quel tipo di intelligenza che permette di sentire e gestire al meglio il proprio corpo, che permette di coordinare e manipolare allo stesso modo oggetti esterni, il tutto per fini funzionali ed espressivi.
Chi possiede l’intelligenza corporeo-cinestetica si dimostra in grado di conoscere e padroneggiare infatti sia il corpo che i modi in cui esso opera, ed implica proprio la capacità di comprendere il mondo di comunicare attraverso il corpo esprimendo idee e sentimenti.
Avere una buona intelligenza corporeo-cinestetica vuol dire, quindi, saper usare il proprio corpo in modi molto differenziati e abili, generare coordinazioni spazio-temporali che consentono di ottenere una successione fluida di movimenti parziali che vanno a comporre un movimento globale unico, personale, autentico, che esprime appieno il proprio modo di essere e di adattarsi all’ambiente.
Tuttavia, bisogna dire che, sebbene queste capacità siano più o meno innate negli individui, non sono statiche e possono essere sviluppate mediante l’esercizio, fino a raggiungere soddisfacenti livelli di competenza, ma, se non costantemente stimolate, possono anche “decadere” con il tempo.