La lesione muscolare è più frequente di quanto si possa pensare. Gli arti inferiori sono la parte più colpita, soprattutto la parte posteriore: gli ischiocrurali ed il tricipite surale, senza dimenticare il quadricipite. Le fibre muscolari cicatrizzano rapidamente, ma, nella zona lesa, si forma una cicatrice, difficile da eliminare completamente. Il muscolo, in questo punto, perde in parte le sue funzionalità.
Vari fattori predispongono all’insorgenza delle lesioni muscolari:
- Il muscolo non è predisposto al lavoro intenso per imperfetta preparazione o mancanza di riscaldamento
- Il muscolo è indebbolito da una pregressa lesione non riabilitata
- Il muscolo presenta esiti cicatriziali che predispongono alla recidiva
- Il muscolo affaticato da superallenamento
- Il muscolo esposto al freddo a lungo risulta meno elastico.
Il trauma può essere diretto o indiretto, nel primo caso può avvenire tramite contusioni, nel secondo si può trattare di contratture, stiramenti o strappi, in questo articolo approfondiremo soprattutto le lesioni indirette che sono più frequenti negli sportivi
Sintomi delle lesioni muscolari indirette
Una lesione di primo grado è dovuta allo stiramento dell’unità muscolo-tendinea che provoca la rottura di solo alcune fibre muscolari o tendinee; la lesione di secondo grado è più severa della precedente, ma non vi è interruzione completa dell’unità muscolo-tendinea; la lesione di terzo grado si configura come una rottura completa dell’unità.
- Contrattura= irrigidimento muscolare. Si manifesta con un dolore muscolare a distanza dell’attività sportiva, con una latenza variabile, mal localizzato, dovuto ad un’alterazione diffusa del tono muscolare, imputabile ad uno stato di affaticamento del muscolo.
- Stiramento= dolore acuto durante l’esecuzione di un movimento. Conseguenza di un episodio doloroso acuto, ben localizzato, per cui il soggetto è costretto ad interrompere l’attività, pur non comportando necessariamente un’impotenza funzionale immediata. Non vi sono lacerazioni macroscopiche delle fibre, il disturbo può essere attribuito ad un’alterzione funzionale delle miofibrille. La conseguenza sul piano clinico è rappresentata dall’ipertono del muscolo, accompagnato da dolore.
- Strappo di primo, secondo e terzo grado= dolore acuto e completa impotenza durante l’esecuzione di un movimento. Dolore attribuibile alla lacerazione di un numero variabile di fibre muscolari. Lo strappo muscolare è sempre accompagnato da uno stravaso ematico, più o meno evidente a seconda dell’entità e della localizzazione della lesione e dell’integrità o meno delle fasce. La distinzione in gradi viene riferita alla quantità di tessuto muscolare lacerato.
Trattamento terapeutico e rieducazione funzionale dell’atleta
Il trattamento deve seguire i tempi di guarigione fissati dal processo di riparazione. Ha come scopo di limitare le conseguenze, prevenire i danni futuri, restituire il più rapidamente possibile l’atleta alle competizioni nel rispetto dei tempi di guarigione biologica.
Fase iniziale
L’azione lesiva provoca edema, ematoma, vasodilatazione e costrizione arteriolare. Il trattamento si pone l’obiettivo di controllare l’entità delle manifestazioni in modo da limitare e circoscrivere il danno tissutale. Lo scopo sarà quello di contenere al massimo l’entità della lesione, quindi arrestare nelle prime 24 ore l’emorragia e l’essudazione, affinchè gonfiore e versamento, non rallentino il processo di guarigione. Il metodo più semplice ed efficace, chiamato R.I.C.E. (Rest, Ice, Compression, Elevation). La terapia con ghiaccio produce una vasocostrizione molto intensa, ha effetti anestetici e attenua lo spasmo muscolare riflesso. Raffreddando la cute, inizialmente si realizza una vasocostrizione locale, che aiuta a contenere il versamento, dopo 5/10 minuti aumenta la portata del flusso ematico nei tessuti superficiali e profondi. Le applicazioni devono avere una durata di circa 20 minuti a intermittenza cioè 3 minuti di applicazione e 1 minuto di eliminazione della fonte refrigerante e vanno ripetute ogni 2/4 ore per i primi 3/4 giorni. Dopo circa 20 minuti il bendaggio e la borsa del ghiaccio verranno rimossi ma la parte lesa verrà sollevata. Dopo circa 2/4 ore verranno riapplicati bendaggio e borsa del ghiaccio.
Fase riparativa
In linea di massima, superate le prime 24-48 ore dal trauma, si può stabilire esattamente l’entità della lesione e quindi programmare la fase di recupero durante il processo di riparazione.Questo può essere così sintetizzato: fra la 48a e la 72a ora la fibrina viene organizzata in modo da preparare le gittate vascolari, l’organizzazione e l’evoluzione dei blasti pluripotenti responsabili della neoformazione connettivale. Il trattamento quindi dovrà essere programmato secondo, i seguenti criteri:
- A) Nel muscolo esercizi graduali di allungamento prima passivi e poi attivi
B) Prevenzione delle aderenze che si ottiene mediante trattamenti fisioterapici:
- Ultrasuonoterapia, che facilita la rimozione dei cataboliti.
- Tecar-Terapia, che migliorano la vascolarizzazione.
- Massoterapia, dapprima distanti dal focolaio e successivamente, a seconda dell’evoluzione, anche nella cicatrice comunque non prima del 10°-15° giorno.
- Laserterapia che facilita la cicatrizzazione.
Questo trattamento va impostato dalla 48a ora al 15°-30° giorno a seconda dell’entità della lesione e della struttura lesa.
Il recupero funzionale
La cicatrice formata e la stabilità articolare acquisita permettono di iniziare il recupero specifico che si propone di ricostruire il trofismo muscolare, lo schema motorio e la forza muscolare. Per il trofismo questa fase si avvale degli esercizi di isometria senza carichi ed in isotonia (concentrica ed eccentrica) con resistenze variabili da 2 a 5 kg.